La regressione dei ghiacciai alpini

La situazione dei ghiacciai alpini

Gli effetti indiretti della deglaciazione

I risultati delle ricerche basate sull’analisi dei dati  (temperature, precipitazioni nevose e dati glaciologici) raccolti da ben 35 stazioni alpine concordano sull’aumento delle temperature (gli anni ’90 sono stati sulle Alpi il decennio più caldo da oltre 1000 anni!) e sulla diminuzione della nevosità media (30-40% in meno negli ultimi 20 anni). Questo fenomeno ha riguardato soprattutto i versanti alpini meridionali, quindi, in particolare, l’Italia.

Una delle conseguenze evidenti dei mutamenti climatici è il ritiro della superficie dei ghiacciai alpini. I dati sono allarmanti: tra il 1850 e il 1980 i ghiacciai nelle Alpi hanno perso circa un terzo della loro superficie e metà della loro massa. Dal 1980 si è sciolto un ulteriore 20-30%, mentre l’estate di caldo record del 2003 è costata ai ghiacciai alpini un altro 10%.

Alle quote inferiori i ghiacciai sembrano destinati a scomparire e si ritiene probabile che entro il 2035 la metà e per il 2050 i tre quarti di tutti i ghiacciai delle Alpi svizzere non esisteranno più.

Le cause della deglaciazione

Le cause di questa deglaciazione (cioè del ritiro e della scomparsa dei ghiacciai) sono molteplici e tra loro correlate. La principale resta l’aumento di temperature massime e medie (soprattutto estive), ma altri fattori giocano un importante ruolo, tra cui la piovosità e la nevosità. Le previsioni a breve termine portano ad ipotizzare un ulteriore dimezzamento dei ghiacciai a sud delle Alpi nei prossimi 10 anni.

Le immagini testimoniano in modo evidente il fenomeno del ritiro dei ghiacciai alpini; la fotografia illustra il Ghiacciaio dei Forni nelle Alpi Centrali (gruppo Ortles Cevedale), il maggior ghiacciaio vallivo italiano (13 kmq), nel 1930 (in basso) e oggi (immagine grande in alto); dalla seconda metà del XIX secolo questo ghiacciaio si è ritirato di ben 2,5 km.

Il grafico illustra l’evoluzione dei ghiacciai alpini nel XX secolo: se si esclude la breve fase di avanzata culminata negli anni Ottanta, nel corso del Novecento i ghiacciai alpini sono stati interessati da prevalenti fasi di ritiro.

La deglaciazione è accompagnata da tutta una serie di effetti indiretti, dipendenti dai cambiamenti climatici in generale e dalle trasformazioni operate dall’uomo nell’ambiente naturale.

La diversa distribuzione delle piogge nel corso dell’anno rende più probabile il verificarsi di alluvioni o eventi disastrosi, le cui conseguenze sono amplificate dalle trasformazioni dell’assetto naturale del letto dei fiumi alpini.

Le conseguenze sui regimi fluviali

Lo scioglimento dei ghiacci determinerà in un primo tempo una maggiore portata dei fiumi, i quali, tuttavia, in seguito, non più alimentati dai ghiacciai, potrebbero passare ad un regime di tipo torrentizio, più simile a quelli appenninici. Notevole sarà anche l’impatto sugli ambienti naturali fluviali e lacustri, già in parte osservabile: la fauna ittica originaria sta scomparendo, spesso sostituita da specie originarie di altre zone. Con la scomparsa dei ghiacciai e con i contemporanei cambiamenti climatici si modificano anche gli ambienti naturali terrestri:

numerose specie botaniche alpine, ad esempio, dopo essere salite di quota per sfuggire alle alte temperature, rischiano di scomparire per sempre.

Le ripercussioni sul turismo invernale

Pesanti, infine, sono già le ripercussioni sull’intero settore turistico, nonostante alcuni anni di precipitazioni nevose eccezionali (2008-2009, 2012-2013) abbiano favorito una visione poco lungimirante del problema, tanto da progettare un ulteriore sviluppo sciistico in numerose località.

La realtà è, invece, quella di un problema costante da alcuni decenni a questa parte, al quale l’unica risposta che è stata data finora è quella dell’innevamento artificiale: una pratica con conseguenze negative sull’ambiente (utilizzo massiccio di acqua ed energia, uso di sostanze inquinanti).

La riduzione delle acque provenienti dalla fusione dei ghiacciai, inoltre, rende sempre meno produttive le centrali idroelettriche alpine.

Rid. e adatt. da Dossier “Effetto clima per le Alpi” , in www.wwf.it

© Istituto Italiano Edizioni Atlas