Esempi di paesaggi trasformati dalla natura

L’orso di Palau

Il Carso triestino

Le piramidi di terra del Renon

La località sarda di Palau, in provincia di Sassari, è nota per le sue spiagge sabbiose, che si alternano a coste rocciose e frastagliate.

Su una collina granitica si trova il famoso “orso di Palau”, descritto già dai Romani, conosciuto a tutti i naviganti dell’antichità e da essi utilizzato come punto di riferimento. Il promontorio ha perciò preso il nome di Capo d’Orso.

Nel corso di millenni, agenti esogeni hanno modellato la superficie di questa roccia finché ha assunto la sua forma particolare: in primo luogo l’azione dell’acqua che, unita al clima caldo umido, ha favorito lo scioglimento degli ossidi di silicio che compongono il granito. Poi si sono aggiunti altri processi di distruzione, come violente escursioni termiche e l’erosione del vento.

Elementi del paesaggio come l’“orso di Palau”, rappresentati da rocce isolate che affiorano, sono definite tor e sono tipici dei climi temperati. Il promontorio di Capo d'Orso fa parte dei graniti del batolite sardo-corso, un enorme ammasso di magma formatosi in seguito alla fase orogenetica ercinica. Presso Capo d'Orso i graniti assumono una colorazione rosata a causa dell'ossidazione dei minerali ferro-magnesiaci (vedi nella foto).

Affioramenti rocciosi granitici e tor caratterizzano l'intero paesaggio della Gallura, la regione storica in cui si trova Palau: altrettanto famosa, per esempio, è la “roccia del cane” a Capo Testa.

L’azione combinata delle acque piovane insieme a quelle che circolano nel sottosuolo produce particolari forme di erosione e modellamento del paesaggio superficiale e sotterraneo chiamato “carsismo”. Il termine deriva da Carso, una regione ricca di rocce calcaree delle Alpi Orientali, al confine tra Italia e Slovenia. I fenomeni carsici, infatti, avvengono in zone dove sono presenti i calcari, un tipo di roccia costituita da carbonato di calcio, un composto che a contatto con l’acqua si trasforma in bicarbonato di calcio, diventa solubile e viene trascinato via e allontanato dalla roccia. Le acque piovane esercitano la loro azione di dissoluzione insinuandosi nelle fratture delle rocce e amplificandole sempre di più; con il tempo si formano cunicoli e cavità dove l’acqua può scorrere liberamente e velocemente. Il Carso presenta dei paesaggi naturali inconfondibili.

La Grotta Gigante

La Grotta Gigante, la cui formazione risale a circa 10 milioni di anni fa, si sviluppa nel sottosuolo del massiccio carsico triestino in località Borgo Grotta Gigante, nel Comune di Sgonico.

Nella grotta si trova quella che è considerata la sala naturale più grande del mondo, la Grande Caverna.

I corsi d'acqua hanno abbandonato la cavità ormai da moltissimo tempo. La morfologia attuale è frutto di profonde modifiche strutturali e la Grande Caverna deve la sua origine e la sua ampiezza al crollo di una roccia che inizialmente separava due gallerie sovrapposte.

Da quando la cavità è stata abbandonata dai corsi d'acqua, al suo interno è cominciata anche la crescita di moltissime concrezioni di calcare, stalattiti e stalagmiti. Numerose presentano una colorazione rossastra, dovuta alla presenza di ossidi di ferro.

Il lago carsico di Doberdò

Nell'area carsica si trovano due depressioni che durante i periodi piovosi si riempiono di acque: sono i laghi carsici. Nei laghi carsici il livello dell'acqua è molto variabile: ai periodi di allagamento (di solito primavera e autunno) si alternano periodi di prosciugamento (inverno ed estate).

Il lago di Doberdò è uno dei pochi esempi in Europa di lago carsico. Il livello delle sue acque varia in relazione alle portate dei fiumi Vipacco ed Isonzo, le cui acque alimentano il lago attraverso il sistema ipogeo del Carso goriziano.

L'acqua di falda fuoriesce attraverso le sorgenti carsiche localizzate lungo il limite occidentale del lago. Lungo il limite orientale, invece, vi sono numerosi inghiottitoi attraverso i quali l'acqua scompare e, dopo un breve tratto sotterraneo, ricompare e va a formare il lago di Pietrarossa. Durante i periodi di magra dei fiumi Vipacco e Isonzo il livello dell'acqua cala visibilmente e del lago rimangono solo canali e poche pozze (nella foto si vede in lontananza il bacino del lago quasi completamente privo di acque).

In tutti i continenti esistono delle piramidi di terra, ma le piramidi del Renon, altopiano che si trova sopra Bolzano, sono le più alte e le meglio sviluppate morfologicamente d’Europa.

Per il loro interesse geologico sono protette come monumenti naturali.

Le piramidi di terra si formano solo in presenza di condizioni molto particolari: un substrato argilloso in cui vi sono anche sassi piuttosto grandi, come quello dei depositi morenici presenti in aree con versanti ripidi e protette dal vento; condizioni climatiche in cui si alternano forti piogge e lunghi periodi di siccità.

Formazione e distruzione di una piramide di terra: un fenomeno dinamico

Le piogge incidono il versante e creano solchi; durante i periodi di siccità il materiale si solidifica e sviluppa fianchi resistenti. Il processo di dilavamento porta alla luce una grande pietra, che fa da tetto al materiale sottostante. Nel corso dei millenni si sviluppa un cono di terra. In un certo momento la pietra di copertura perde l’equilibrio e precipita: questo evento innesca la lenta fine della piramide di terra che rimane indifesa davanti alla pioggia e diventa col tempo sempre più sottile e bassa, fino a scomparire del tutto. Contemporaneamente, nel terreno retrostante, nascono le nuove piramidi.

 

Adatt. da Piramidi di terra / Longomoso a cura Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Ripartizione 28 – Natura, paesaggio e sviluppo del territorio

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